Il vento avvelenato

I luoghi, le parole, le musiche e le immagini

Il vento e lo spettacolo è uno spettacolo che rievoca il tragico uso dei gas velenosi avvenuto esattamente cento anni fa proprio tra le trincee e le doline della località carsica, che accolsero la disperata morte dei giovani soldati dell’uno e dell’altro esercito. La lettura scenica vedrà come interprete principale Gioele Dix, che sarà accompagnato dalle musiche originali eseguite dal vivo da Juri Dal Dan al pianoforte e da Olga Zarkhovca al violino. Il testo è frutto di un montaggio serrato e feroce, ma a tratti persino ironico e decisamente ricco di umanità fra testimonianze e diari d’epoca, reportage giornalistici e altre parti frutto della fantasia di Paolo Patui, che ha creato la drammaturgia dell’evento. I luoghi, le parole, le musiche e le immagini non mancheranno di creare un’atmosfera emozionante.

 Soldato con maschera antigas
Soldato con maschera antigas
 Vittime del gas di cloro-fosgene
Vittime del gas di cloro-fosgene

Centinaia a San Martino per “Il vento avvelenato”

Da Il Piccolo del 02/07/2016

L’umanità degli uomini contro la disumanità della guerra: una scommessa vinta. “Il vento avvelenato” ha attirato a San Martino del Carso centinaia di persone. L’emozionante spettacolo dedicato all’attacco con i gas sul Monte San Michele, mercoledì sera, ha riempito piazza della Fontana strappando applausi sinceri. Il testo scritto da Paolo Patui ha ripercorso i giorni precedenti il 29 giugno 1916 frammentando il punto di vista italiano con quello austroungarico e viceversa. Per assistere all’evento organizzato dal Gruppo speleologico carsico in occasione del centesimo anniversario della tragedia bellica che, in un solo colpo, costò la vita ad oltre 6mila soldati italiani e a più di un migliaio di soldati austroungarici, il pubblico si è arrampicato ovunque. Ad accompagnare l’autore nella lettura scenica del dramma legato al gas di cloro-fosgene è stato Gioele Dix. Con loro, sul palco sono saliti anche il maestro Juri Dal Dan – autore delle musiche originali – e la violinista Olga Zakharova. Diviso in quadri narrativi, il racconto si è dipanato in una sorta di lunga soggettiva collettiva studiata per dare alternativamente voce ai soldati in trincea e agli ufficiali nelle retrovie; all’arciduca Giuseppe Augusto d’Asburgo Lorena e ad Alice Shalec, l’unica giornalista donna accreditata al fronte. Sullo sfondo sono comparsi anche il generale Svetozar Boroevic e il poeta-soldato Giuseppe Ungaretti, la cui poesia “San Martino del Carso” ha chiuso lo spettacolo.
A raccontare la storia, non potevano essere che i suoi protagonisti e per questo, tra brani di diari e di lettere reali, tra ricostruzione verosimili di dialoghi e immagini d’epoca proiettate sullo sfondo del palco, “Il vento avvelenato” ha tenuto tutti con il fiato sospeso per un’ora e mezzo e al termine, oltre agli applausi, sono arrivati molti complimenti. Gianfranco Simonit, però, non perde di vista lo scopo dell’iniziativa. L’anima del Gruppo speleologico carsico parla di «una bella serata dedicata a quei ragazzi dimenticati da tutti», ma immediatamente dopo aggiunge: «Spero che per un giorno si siano sentiti meno soli».

Di Stefano Bizzi

 Soldati ungheresi con maschera antigas
Soldati ungheresi con maschera antigas
Paolo Patui